Quarta di campionato giornata ventosa, girone di ritorno e quarta sconfitta per Lugano, finisce 14 a21 il match contro il quotato Geneve PLO, solo un punto di bonus per i bianconeri.
Partita difficile, sporca, che Lugano gioca bene nella prima frazione, ma, alla fine, peseranno i punti lasciati per strada. Due mete che sembravano fatte, avrebbero chiuso il match. Ginevra pur sotto di quattordici punti e con un uomo in meno per cartellino rosso, ci crede ed entra più motivato nel secondo tempo, Lugano, per contro, sembra avere la “sindrome del braccino corto del tennista” è a un passo dalla vittoria ma, in modo apparentemente inspiegabile, inizia a sbagliare, commette errori clamorosi, proprio quando dovrebbe dare il massimo per conquistare la vittoria finale ed è così che, un intercetto, con palla in mano a Lugano, chiude di fatto il match con l’allungo definitivo. Intercetto che fa infuriare coach Borghetti, perché in quella zona di campo il piano di gioco prevedeva di usare il piede, proprio per tenere lontani gli avversari da quella parte di terreno. Brucia una sconfitta avvenuta in questo modo, infastidiscono e non fanno bene al rugby i comportamenti poco sportivi sia in campo che fuori da parte dei ginevrini, gioco troppo ai limiti del regolamento, pugni in faccia quando l’arbitro è girato di spalle e viene da chiedersi perché a Lugano non si è mai vista la terna arbitrale, presente invece sugli altri campi. Che sia dall’una o dall’altra parte, il rugby, sport leale per antonomasia, non può sopravvivere a questo modo di vivere una giornata di sport. Forse, però, un raggio di sole lo si può vedere: siamo a fine match, Lugano è a pochi passi dalla linea di meta avversaria, il tempo ormai è scaduto e i bianconeri cercano la meta del pareggio, tra l’altro meritato, ennesimo fallo di Ginevra, il direttore di gara concede una punizione a favore di Lugano e fischia la fine del match. E’ questo un grave errore tecnico, perché, nel rugby, non può terminare il match in caso di punizione, Lugano aveva il diritto di continuare a giocare. Essendo un errore tecnico per regolamento internazionale in questo caso il match andrebbe rigiocato. Poco dopo la fine del match, l’arbitro chiama l’allenatore luganese, si scusa e ammette l’errore, un bel gesto, da rugbista, apprezzato da chi il rugby lo ma davvero.
E’ solo una partita di rugby, questo errore potrà costare a Lugano la permanenza in LNA, ma abbiamo tutti apprezzato il gesto dell’arbitro e la lealtà con cui ha ammesso il proprio, seppur grave, sbaglio.
Ora ci si prepara per l’importante match di sabato ad Avusy, una vera e propria finale per la permanenza nella massima serie: una vittoria di Lugano darà la matematica certezza ai bianconeri di giocare la prossima stagione in LNA, diversamente, si apre la chance ad Avusy di lottare fino all’ultima giornata. Una sfida che piace al coach bianconero, perché dentro ha il sapore unico dell’agonismo, della sana tensione, di quel tremare le gambe quando esci dallo spogliatoio e dove puoi dimostrare di essere un rugbista e non un semplice giocatore di rugby.
15 Azzolini, 14 Nunes 13 Serventi, 12 Fiala, 11 Diamato, 10 Iandiorio, 9 Comandini , 8 Smith (Vettorel), 7 Mazzi , 6 Peri ,5 Pellegrini , 4 Rovedatti , 3 Paruscio, 2 Bianco (Scarfò) , 1 Santarelli
Marcatori:
mete : Peri
calci piazzati: 3 Iandiorio
cartellini gialli
1 Mazzi
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