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  • Dove va il Rugby

    Ci si chiede ormai troppo spesso se il rugby è ancora lo sport dove prevale su tutto il rispetto, Ce lo si chiede a livello internazionale, dove tra le nuove regole è stato inserito il cartellino per simulazione, una cosa non da rugbisti, ma se c'è necessità di regolamentare tale comportamento significa che il problema esiste. Il rispetto è anche quello che i Club devono avere gli uni per gli altri, ricordiamo Ginevra che pretende di giocare a Lugano con i propri palloni, nessun rispetto per la squdra di casa e per un usanza mondiale, si gioca da tutte le parti con i palloni della squadra di casa o quelli decisi dalle federazioni, che fino ad oggi non aveva bisogno di essere regolamentata, Il rispetto è quello delle regole e la Federazione, massimo organismo di gestione del rugby elvetico è la prima a non rispettarle, Nyon sostituisce tre piloni ciò è vietato e compare sul foglio gara ma la Federazione fa finta di non aver visto. E ancora nel passato, ormai quasi quattro anni fa, un invasore di campo colpisce dei giocatori ticinesi, ad oggi, nessuna risposta alla richiesta di Lugano, legittima per regolamento, di avere giustizia. Allora forse ci riempiamo troppo la bocca del rugby pulito, che forse abbiamo solo sognato. Forse non tutti sanno che il rugby fu cacciato dalle Olimpiadi perchè si scoprì che francesi e statunitensi gonfiavano i rimborsi spese (anno 1924...) oltre ad una clamorosa rissa tra tifosi in netto contrasto con lo spirito olimpico. Detto questo non è nemmeno molto rispettoso che il DTN della federazione Svizzera non faccia nemmeno lo sforzo di tradurre il programma tecnico della federazione francese prendendolo pari pari e applicandolo alla realtà Svizzera. A noi hanno insegnato, e lo dice uno come Bernard La Porte (secrets de coaches), che dirigere non vuol dire avere sempre e per forza ragione, ma accettare lo scambio di idee, il dialogo, essere vicini ai club ( si è mai visto a Lugano il DTN?) e essere trasparenti. Ci dispiace non ritrovare queste qualità, e dimostrazione lo sono le ultime regole approvate dalla Federazione, per nulla rispettose della vera realtà dei Club. Il rugby svizzero deve crescere intorno ad un progetto coerente e chiaro, si mettono limiti per gli stranieri in campionato, ma si ha una nazionale di soli giocatori francesi e che militano nei campionati transalpini; si vuole aumenatre il numero dei club, ma si mettono regole che li distruggono. In Italia il rugby è sato sdoganato dall'ingresso nel Sei nazioni e la politica dell'obbligatorietà del settore giovanile è stata un regalo per le società ricche che se lo comprano da quelle più povere. Ha portato più ragazzi a giocare la presenza di Mauro Bergamasco a Miss Italia che dieci anni di rugby nelle scuole... Concludiamo con il dire che rispettare il club, rispettare il rugby vuol dire fare promozione del rugby in Svizzera, invitando ad esempio,gli all blacks a giocare un loro test match , portando in Svizzera match del top 14 francese, o match del Sei nazioni, allora i campi si riempiranno di rugbisti e poi possiamo , di conseguenza capire, dove mai potrà rimbalzare la pallaovale...Dove va il rugby? A cercare rispetto...

  • Quale futuro

    Con una buona presenza di giocatori si è svolto ieri a Muzzano il primo allenamento della nuova stagione rugbistica dei ticinesi, iniziata non senza pensieri in virtù del braccio di ferro tra Club e Federazione, atto ad ottenere il rispetto delle regole e soprattutto a permettere a Lugano di giocare a Rugby a pari condizione degli altri Club, cosa che ad oggi, vista l'ottusità degli organi federali, appare un miraggio. Tornando al campo Borghetti ha spiegato gli obiettivi della nuova stagione, portando come parola chiave "Reinventarsi", ossia perseguire l'idea di essere disposti ad uscire dai propri stereotipi sportivi e mettere nella testa l'idea di una maggiore creatività. Altro punto indispensabile per il rugby che si vorrà proporre è la condizione atletica, nota dolente della scorsa stagione, quest'anno si chiede ai giocatori una maggior costanza nelle sedute di allenamento e un lavoro personale sulla forza fisica e il lavoro atletico. Già nella seduta di ieri qualche indicazione negli esercizi proposti sugli obiettivi della stagione è emerso,ritmo altissimo, con Borghetti che ricordava ai giocatori l'anticipazione dei loro movimenti sul campo e il ricorso a buoni passaggi e alla specializzazioni dei ruoli, non di solo movimento generale si può vivere, questa pare l'indicazione tecnica che va a differenziare e completare il lavoro degli ultimi anni. A fine allenamento è stato il vice presidente Leonardo Buratti a prendere la parola per spiegare ai presenti la presa di posizione del Comitato nei confronti degli organi federali, la via che sembra più percorribile, ha spiegato Buratti, è l'iscrizione di Lugano alla serie B, primo livello rugbistico svizzero ove non c'è obbligatorietà di una seconda squadra e che porterebbe ad una netta riduzione dei costi, oltre a far perdere un patrimonio rugbistico come Lugano, squadra temuta da tutti i Club, alla massima Lega, ma di questo la Federazione non sembra preoccuparsi. Qualche muso lungo tra alcuni giocatori luganesi per la decisione del Club, ma siamo certi che questo possa rafforzare l'appartenenza e portare nel tempo ad una situazione diversa e perchè no anche al pensiero di lasciare la Federazione.

  • Quando la strada non c'è inventala

    Quando la strada non c'è, inventala! Se il rugby va oltre la meta… Di Alessandro Borghetti Lima Sopoaga apertura All Blacks e anche degli Highlanders neozelandesi, in un recente derby di Super Rugby, fa quello che fino ad oggi nessuno mai ha pensato o osato fare. Si gira di schiena verso la difesa, che subito sale aspettandosi un passaggio, e sorprendendo tutti, invece, fa una rovesciata di piede, con pallone recuperato da un compagno, che, evidentemente, ne era al corrente, o è abituato ad adattarsi alle situazioni. (video su www.rugbylugano.ch) Tutto ciò ci dice di più che un semplice gesto tecnico di un giocatore già paragonato al “mago” Spencer, perché io non credo sia un gesto istintivo, spettacolare, casuale, come era nell’indole di Carlos Spencer. Sopoaga è un giocatore regolare, non così inventivo, è però un creativo nel puro significato della parola. Uno che durante gli allenamenti viene messo nella condizione, sempre o quasi, di uscire dagli stereotipi , di fare delle scelte. Se oggi il motto degli allenatori neozelandesi è chiuso in tre parole Skill, Fit, Resistence , ovvero condizione atletica ottimale, forza e resistenza e soprattutto abilità tecniche individuali, il motivo è che i giocatori debbono avere le abilità necessarie per adattarsi al piano di gioco e avere sempre un piano alternativo. Facile ! Se ho benzina, forza, so passare e calciare, tutto diventa più facile, ma non così vero: se il Sistema, di federazione, club o gioco, ti impone solo di vincere, la faccenda si complica. Per Sopoaga la vittoria è una conseguenza non il fine, e così lo è per tutti i Club del Super Rugby. Andrea Agnelli, Presidente della Juventus, ieri in una delle rare interviste concesse, ha detto una cosa interessante sul futuro del Calcio italiano: vogliamo avere un campionato dove nella maggior parte delle partite si segna un gol, o alla gente piace di più vedere 4 o 5 gol a match? Il cambiamento sarebbe epocale da parte dell’Italia, perché vuol dire abbandonare il tatticismo e tecnicismo esagerato per concedere spazi di creatività, fin dalle serie minori. E mettere in alcuni casi, o per un certo tempo , da parte, il risultato. In questo senso, nel rugby, i campionati elite, senza retrocessioni, aiuterebbero non poco. Ma quando si parla di creatività cosa in realtà si intende? Possiamo tranquillamente affermare che la creatività è una particolare abilità, posseduta da ogni individuo, che permette di “produrre qualcosa di nuovo”. Questa produzione può originare qualcosa di nuovo in assoluto o ricombinare e riorganizzare elementi appartenenti ad ambiti differenti (che, fino a quel momento, erano stati pensati come distanti) e quest’ultima è la particolarità che dovrebbe venir richiesta ad una rugbista, sicuramente è il fine o dovrebbe esserlo, degli allenamenti dei coach’s luganesi . Si torna sempre, per concludere, a quell’idea di esercito e orchestra dove L’addestramento sul modello militare tende a distruggere l’individualità, mentre uno degli scopi principali dell’allenamento è di sviluppare il carattere individuale di ogni persona. L’obiettivo finale è di fare dei nostri Giocatori degli uomini di Rugby, non dei soldati o semplici rugbisti. Tutto ciò è anche la parte più difficile, perché un giocatore ben addestrato ha una durata nel tempo maggiore di un “orchestrale” . Le abilità richieste al secondo sono più complesse e logoranti e vanno ad intaccare anche altri campi, che sono il proprio ruolo sociale, la sfera familiare e affettiva. La creatività infatti è un meccanismo psicologico e diventa perciò presente in tutti i campi della vita, difficile togliere la maglia da rugbysta fuori dal campo, più facile cambiare una divisa. Sopoaga ci ricorda che il rugby è solo un gioco e giocare disse Baden Powell inventore dello scoutismo, il paradosso che fu un Generale dell’esercito…, " è il primo grande educatore". Attenzione però... il rugby è metafora della vita e la vita è il più grande di tutti i giochi, ma c'è il pericolo di trattarla come un gioco da nulla…

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